Thursday, August 03, 2006

La violenza, Le regole - Un nuovo libro di Roberto Toscano

Dopo il bellissimo libro "Il volto del nemico" (Guerini, 2000), Roberto Toscano torna a rivisitare i principi che regolano la politica internazionale e che sono alla base della convivenza pacifica con il suo volume "La violenza, le regole" (Einaudi, 2006). Ancor una volta ci troviamo di fronte ad un libro che non fornisce tutte le risposte, ma stimola il lettore a pensare al di fuori degli schemi. La violenza ed il terrorismo sono i temi che vengono analizzati nel libro. Il quadro che si profila e' inquietante, ma non per questo l'autore si lascia andare ad un facile catastrofismo. Vengono invece evidenziati e sottolineati tutti quei passi in avanti (come la Corte Penale internazionale) che, seppur faticosamente e con qualche incertezza, la comunita' internazionale e' riuscita a compiere negli anni recenti.

Saturday, June 17, 2006

Nuovo libro di Maurizio Serra

E' stato pubblicato per le Edizioni Settecamini, il nuovo libro di Maurizio Serra dal titolo "Fratelli separati. Drieu-Aragon-Malraux". Il libro ripercorre le vicende dei tre intellettuali francesi. Drieu, letterato borghese che l’odio per la borghesia trasformò in fascista romantico e autodistruttivo. Aragon, l’avanguardista approdato al comunismo e tornato in tarda età all’ispirazione libertaria. Malraux, il rivoluzionario divenuto campione e ministro dell’ordine conservatore, ma rimasto fino all’ultimo avventuriero e mitomane.

Tuesday, January 17, 2006

La Caduta dello Scia'. Diario dell'Ambasciatore italiano a Teheran (1978-1980)


Giulio Tamagnini è stato Ambasciatore d'Italia a Teheran dall'otto gennaio 1978 al 30 giugno 1980. Egli ha quindi assistito non solamente alla caduta del regime dello Scia` di Persia, ma anche allo scoppio della rivoluzione, al ritorno dell'Ayatollah Khomeini, alla nascita della Repubblica islamica ed, infine, alla triste vicenda della cattura dell'ambasciata americana e della presa in ostaggio del personale diplomatico. Come chiarisce lo stesso autore nella sua introduzione, nel libro egli si astiene da ogni giudizio sulla Repubblica islamica che ha visto nascere e vuole fornire solamente una testimonianza del difficile travaglio con cui la Repubblica islamica è venuta alla luce. Il diario è quindi molto sintetico e fattuale. Non cerca di spiegare gli eventi, ma di raccontare come furono vissuti dal punto di vista dell'Ambasciatore d'Italia e della numerosissima comunità italiana residente in Iran. Per quanto scritto dunque con il distacco che si conviene ad un diplomatico che cerca sempre di mantenere sangue freddo e lucidità anche nei frangenti più difficili, per il lettore il racconto di quei drammatici avvenimenti risulta assai vivace ed emozionante.

Dalla lettura emerge in primo luogo come la diplomazia
italiana avesse per tempo espresso tutti e riserve sulla
tenuta del regime dello Scia` a causa dei suoi evidenti limiti
di autoritarismo, mancanza di democrazia, sbagliata politica
ed economica ed insufficiente rispetto per i diritti umani.

La velocità con cui il regime crollò risultò tuttavia
sorprendente ed il diario dell'Ambasciatore descrive quindi
tutto il lavoro diplomatico di difesa degli interessi e dei
cittadini italiani. Prima della rivoluzione vivevano in Iran
circa 15,000 italiani impegnati in grandi opere
infrastrutturali come, ad esempio, il porto di Bandar Abbas o
la diga di Lar (Damavand). L'integrazione di questa
consistente comunità con la popolazione iraniana era ottima e
rivelava anzi una forte affinità culturale e simpatia tra i
due popoli. Forse anche per questo capitale di reciproca
simpatia, la comunità italiana fu coinvolta solo marginalmente
negli scontri prodotti dalla rivoluzione. La rivoluzione
provocò comunque l'arresto delle attività economiche, enormi
difficoltà contrattuali, vari incidenti ed infiniti interventi
di tutela consolare dei nostri concittadini. Quando la vita
quotidiana cominciò a farsi veramente difficile, l'Ambasciata
iniziò a consigliare il rientro delle famiglie in Italia e la
comunità fu progressivamente fatta evacuata. Inizialmente
bastò aumentare la capacità degli ordinari voli Alitalia, ma
con lo scoppio della rivoluzione vera è propria, l'evacuazione
fu condotta dalla centrale operativa allestita in Ambasciata
grazie ai C 130 dell'Aeronautica Militare Italiana, operanti
dal Kuwait e dalla Turchia sotto il coordinamento dell' allora
Colonnello Arpino (il futuro comandante italiano
nell'operazione Desert Strom per la liberazione del Kuwait nel
1991).

Il diario dell'Ambasciatore rende quindi conto di tutto il
lavorio diplomatico teso alla liberazione degli ostaggi
americani catturati nella presa dell'Ambasciata statunitense
il quattro novembre 1979. Mentre il precedente attacco degli
"studenti" iraniani all'Ambasciata americana (quello del 14
febbraio 1979) emerge dal diario direttamente dal racconto
dell'Ambasciatore americano Sullivan, l'occupazione di
novembre ed il fermo dell'incaricato d'affari americano
Laingen al Ministero degli Esteri viene ricostruito a poco a
poco dai diplomatici dei vari Paesi in servizio a Teheran. Il
primo gennaio 1980 l'Italia assume la presidenza di turno di
quella che era ancora la comunità economica europea "a nove" e
l'Ambasciatore Tamagnini si quindi trova a compiere in prima
persona numerosi passi e colloqui con gli interlocutori
iraniani: i vari ministri degli esteri via via succedutisi
(Yadzi, Bani Sadr, Ghotbzadeh). Più volte convocato a Roma per
consultazioni, nel suo diario Tamagnini riferisce dei vari
colloqui con il Presidente della Repubblica Pertini, con i
Presidenti del Consiglio Andreotti e Cossiga, con i Ministri
degli Esteri Forlani, Ruffini e Colombo nonche`con una serie
di colleghi diplomatici destinati a carriere prestigiose e
brillanti. Dalle pagine del diario tra i collaboratori di
Tamagnini a Teheran spuntano i nomi di Bondioli Osio - futuro
Ambasciatore in Qatar, capo dell'Ufficio per il recupero delle
opere d'arte italiane rubate nel mondo e recentemente
responsabile per il recupero del museo archeologico di
Baghdad, dopo la caduta di Saddam Hussein - e De Ceglie
-futuro Ambasciatore in Pakistan e presso le Nazioni Unite a
Vienna-. Tra gli interlocutori a Roma: Renato Ruggiero -
futuro Segretario Generale e Ministro degli Esteri -, un
giovane Giuseppe Baldocci - futuro Ambasciatore a Teheran e
Segretario Generale-, Umberto Vattani - futuro Ambasciatore a
Bonn ed a Bruxelles, nonche` anche lui Segretario Generale -
ecc..

Benche` Tamagnini tenga a dire di non voler dare valutazioni
politiche, dai diari emerge comunque un'indicazione che appare
oggi in parte profetica. Egli scrive infatti che, a fronte
delle difficoltà non solo politiche, ma anche culturali nei
rapporti tra Iran e Stati Uniti e` "ai paesi europei, ed in
particolare all'Italia" che "compete un ruolo in a difesa e
nell'interesse dell'Occidente in un Paese come l'Iran". Sono
parole scritte nel 1979 in piena rivoluzione e pubblicate nel
1990, quando il " dialogo di civiltà" promosso dal Presidente
Khatami era ancora ben al di là da venire. Queste parole
restano infondo valide ancora oggi nonostante il fatto che -
chiusa ormai l'era Khatami - i problemi contingenti sembrano
ancora una volta impedire ogni possibile visione di lungo
periodo.

Dati bibliografici:
TAMAGNINI Giulio, La caduta dello Scià. Diario dell'Ambasciatore italiano a Teheran (1978-1980), Edizioni associate, Roma, 1990, pp. 270